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Inquinamento atmosferico, idrico (falde sotterranee + stato fiumi, mare, laghi), suolo, elettromagnetico, acustico, genetico.

  • Analisi dei maggiori fattori di rischio nelle zone industrializzate, post-industriali e a maggiore concentrazione di inquinamento (discariche, inceneritori, aereoporti, grandi centri urbani, cementifici, allevamenti intensivi, cave, ecc)
  • mappatura completa aree a rischio con estensione dei dati epidemiologici/mortalita’ in relazione a tumori e patologie riscontrate nella popolazione residente
  • pianificazione interventi urgenti di tutela della salute pubblica, per la messa in sicurezza dei residenti e per la riduzione definitiva delle cause di inquinamento
  • revisione completa indicatori ambientali, organismi di vigilanza e controllo (monitoraggi Arpa e Asl) e aggiornamento normativo su sanzioni e forti politiche di disincentivo.

 

17 AREE AD INTERVENTO URGENTE (REGIONE LAZIO)

  • Colleferro e Valle del Sacco (SIN) ******
  • Malagrotta (inquinamento ambientale discarica e impianti)
  • Monte Cavo (inquinamento elettromagnetico)
  • San Vittore del Lazio 
  • Roma e Frosinone (inquinamento atmosferico)
  • Viterbo (arsenico acque)
  • Fiumicino e Ciampino (aereoporti)

 

ALTRE DISCARICHE

Albano Laziale, Bracciano, Civitavecchia,Guidonia Montecelio, Borgo Montello, Roccasecca, Viterbo
+ discariche illegali non mappate

APPROFONDIMENTO SPECIFICO VALLE DEL SACCO
Nel marzo 2005 è stato riconosciuto lo stato di emergenza ambientale per la valle del fiume Sacco in seguito al riscontro di livelli di beta-esaclorocicloesano (β-HCH) molte volte superiori ai limiti di legge in campioni di latte di massa crudo e su foraggi prelevati in alcune aziende agricole del comprensorio di Colleferro (RM). Le analisi effettuate sulle diverse matrici ambientali hanno accertato un inquinamento ambientale di ampia estensione legato alla contaminazione del fiume Sacco da discariche di rifiuti tossici di origine industriale (contaminazione delle acque e utilizzo a scopo irriguo) a cui sono stati esposti gli animali di interesse zootecnico e la popolazione umana.

Nell’ultima indagine del DEP Lazio (SORVEGLIANZA SANITARIA ED EPIDEMIOLOGICA DELLA
POPOLAZIONE RESIDENTE IN PROSSIMITÀ DEL FIUME SACCO di giugno 2016), sono stati approfonditi i meccanismi di contaminazione da β–HCH in una popolazione nota per essere stata esposta a tale inquinante. I livelli ematici di β–HCH rimangono elevati e si è accertato che altre sostanze organiche persistenti hanno contaminato l’ambiente e l’uomo probabilmente con le stesse modalità. Viene confermato che i principali veicoli della contaminazione sono stati l’utilizzo di acqua dei pozzi ed il consumo di cibo prodotto nella zona ma in aggiunta viene evidenziato il ruolo chiave del consumo di uova e di carne bovina locali.
Sono stati inoltre chiariti alcuni effetti dell’accumulo del β-HCH nel sangue sulla salute della popolazione in studio. Anche se le conclusioni generali sono necessariamente caute nell’indicare la esistenza di un nesso di causa ed effetto, è stata riscontrata una associazione positiva tra l’inquinante considerato ed il battito cardiaco, la circonferenza addominale, l’indice di massa corporea e la sindrome metabolica, una patologia clinica ad alto rischio cardiovascolare.

La contaminazione del fiume Sacco rimane un disastro ambientale di proporzioni notevoli che ha comportato una contaminazione umana di sostanze organiche persistenti considerate tossiche dalle organizzazioni internazionali. Proprio perché la contaminazione è purtroppo persistente non esistono metodi di prevenzione e di rimozione dell’inquinante. Si tratta di un episodio che ha implicazioni etiche, politiche e sociali di
livello nazionale. Le autorità locali hanno il dovere di informare la popolazione, di salvaguardarne la salute specie dei gruppi sociali più deboli, di offrire l’assistenza sanitaria adeguata, e di garantire un continuo monitoraggio epidemiologico e sanitario. E’ ovvio che tale assistenza dal punto di vista della tutela sociale e sanitaria del servizio sanitario si deve accompagnare ad un impegno istituzionale coerente per il risanamento
ambientale.

APPROFONDIMENTO SPECIFICO INQUINAMENTO ATMOSFERICO COMUNE DI ROMA CAPITALE
L’analisi del DEP Lazio (dicembre 2016) “L’impatto sulla salute dell’inquinamento atmosferico a Roma, 2006-2015” ribadisce le conclusioni del documento “Inquadramento dello scenario di Roma Capitale e valutazione delle priorità e della sostenibilità di applicazione delle misure proposte dal Protocollo d’Intesa tra Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare, ANCI e Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome”, Roma Capitale, Gennaio 2016.
In particolare:
1. La riduzione “sostenibile” delle emissioni
a. derivanti dai veicoli privati circolanti, attraverso la progressiva ed effettiva limitazione della circolazione dei veicoli più inquinanti, in particolare i veicoli diesel (NO 2 , PM)
b. Emissioni da ri-sospensione (PM), materiale frenante, penumatici
c. da gasolio da riscaldamento, attraverso la metanizzazione delle caldaie a gasolio
d. da biomasse (caldaie a pellet o legna, forni a legna, camini) attraverso una variazione nella comunicazione relativa a queste tipologie di impianti, in passato promossi e oggi da disincentivare
e. d. attraverso la promozione di incentivi a mezzi e impianti a bassa emissione (veicoli elettrici / ibridi / a GPL-Metano, caldaie a metano / teleriscaldamento / cogenerazione distribuita, in particolare a partire da impianti di riscaldamento di strutture ospedaliere)
2. Gli incentivi all’uso del Trasporto Pubblico Locale (TPL) attraverso miglioramenti di rete, puntualità, frequenza, parcheggi di scambio, e l’incentivazione economica. Alcuni di questi target possono essere rapidamente perseguiti attraverso la lotta alla sosta d’intralcio, che ha come effetto la fluidificazione del traffico pubblico eprivato (che oltretutto riduce anche le emissioni dei mezzi a motore termico).
3. L’informazione ai cittadini
a. Attraverso l’educazione alla riduzione delle emissioni
b. Attraverso la promozione dei comportamenti individuali di prevenzione e protezione in caso di alti livelli di inquinanti, sia nella stagione invernale (PM, NO 2 ) che nella stagione estiva (O 3 )
c. Attraverso la continua attenzione alla tematica.

In conclusione, la valutazione integrata di impatto, applicata anche in fase di programmazione, costituisce un potente ed efficiente strumento per la valutazione delle politiche di risanamento o di riduzione dei livelli di inquinamento atmosferico che le amministrazioni devono mettere in atto a tutela della salute dei residenti.

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